La storia

"Una vita in campo"
Il 'Magara' si racconta

 Carlo Mazzone ha passato 40 anni nel mondo del calcio. Un'autobiografia ne racconta la passione e la semplicità che lo ha sempre contraddistinto. Passando da Totti a Roberto Baggio, senza dimenticare il diluvio di Perugia che fece perdere lo scudetto alla Juventus
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ROMA - Da Piazza Santa Maria in Trastevere ai campi di tutta Italia. In mezzo 40 anni da protagonista. Si tratta  di uno dei personaggi più amati del calcio italiano per la capacità di parlar chiaro e di dire sempre ciò che pensa, senza peli sulla lingua e senza nascondersi dietro quel falso perbenismo o quelle frasi di circostanza che fanno parte del mondo del pallone. E' Carlo Mazzone, "Sor Carletto" o "Il Magara", come viene affettuosamente chiamato dai suoi tifosi per la spiccata parlata romanesca. Una vita passata sulle panchine di tutta Italia da Ascoli a Livorno, passando per Roma, Bologna, Firenze e Napoli. In mezzo campioni del calibro di Pep Guardiola, Roberto Baggio e Francesco Totti. Quarant'anni in panchina Carlo Mazzone ha saputo raccontarli con l'ironia che sfocia nell'ilarità, da sempre suo marchio distintivo: il decano degli allenatori si svela in "Una vita in campo", autobiografia scritta con i giornalisti Rai Marco Franzelli e Donatella Scarnati (B.C.Dalai editore).

GLI ESORDI DI TOTTI -
Un libro che ripercorre la vita del tecnico che ha fatto della sua romanità uno stile di vita, un "cane sciolto, un navigatore solitario" come ama definirsi. Un "professionista e un uomo perbene", che ha lasciato il segno anche nei campioni di cui aveva fiutato il destino. Primo fra tutti Francesco Totti, che dedica al suo primo allenatore in giallorosso la prefazione: due pagine in cui la gratitudine e l'affetto del capitano romanista si fondono in una vera elegia per Mazzone. "Per me è stato qualcosa di più di un allenatore. E' stato quasi un secondo padre perché mi ha insegnato tanto, in campo e fuori - scrive Totti, che ricorda la pressione della stampa ai suoi esordi e l'ala protettiva che Mazzone spiegò su di lui -. Era il 27 febbraio del 1994, in una partita di Coppa Italia contro la Sampdoria. Indimenticabile quello che accadde il giorno prima a Trigoria - ricorda Totti -. C'erano i giornalisti in sala stampa che mi circondavano, quando all'improvviso entrò Mazzone e disse a voce alta: 'A regazzì vatte a fà la doccia, che cò loro ce parlo io".

IL DILUVIO DI PERUGIA -
E Mazzone, a quel biondino che aveva fatto innamorare subito la Roma sponda giallorossa, dedica ampio spazio nella sua autobiografia: le telefonate con mamma Fiorella, fino a quella in cui a Totti vietò di andare alla Samp. Ma sono tante le stelle di cui l'allenatore trasteverino ricorda aneddoti e curiosità: a lui si deve la seconda vita di Roberto Baggio a Brescia ("Mai un litigio, mai una discussione, mai una parola fuori posto. Era un amico che mi faceva vincere la domenica", dice dell'ex codino), ma anche il legame profondo con Pep Guardiola, quello che sarebbe diventato il vincente allenatore del Barcellona. E poi c'è il capitolo della partita infinita: Pergia-Juventus che decretò lo scudetto alla Lazio. "14 maggio 2000. Ore 15, stadio Renato Curi, Perugia-Juventus. Arbitro: Pierluigi Collina", Mazzone in panchina con gli umbri, la gara sotto il diluvio che fece perdere lo scudetto ai bianconeri guidati da un altro Carlo 'romanista', Ancelotti, a cui Mazzone rivolge in quell'occasione parole di affetto: "Carlo, che Dio ti aiuti e che ti possa dare in futuro tutte le soddisfazioni che meriti, come allenatore e come persona".