Febbre a 90' (6401 Click) |
| Titolo: Febbre a 90' | | Autore: Nick Hornby | Titolo originario: Fever Pitch,,,,, | Traduzione: | Citazione bibliografica: Hornby,Nick (2010),Febbre a 90',Le Fenici Tascabil | Link acquisto: |
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Febbre a 90'
Molto spesso,i bambini sono indicati come una categoria di esseri umani liberi da ogni responsabilità o dovere.Quanti di noi,chi più chi meno,avrà detto almeno una volta nella vita:"Voglio ritornare alle elementari,e fregarmene di tutto".Eppure,anche i ragazzini,nel loro piccolo,devono fare i conti con una serie di doveri e scelte difficili:la prima,e forse la più complicata,riguarda quella della squadra da tifare per il resto della vita,il decidere i colori di cui si è innamorati,e che causeranno un numero indefinito di gioie e dolori,il capire quale,fra tante,è la tifoseria che più ci emoziona.Si tratta di una scelta da ponderare con molta,molta perspicacia,perchè è una decisione che poi ci porteremo dietro per tutta la vita,sfidando pareri contrari,prese in giro al bar e cocenti delusioni....tutto questo vi pare una responsabilità da niente per la coscienza di un bambino?
Febbre a 90' di Nick Hornby parla soprattutto di questo:del rapporto intimo,ma anche difficile e spesso controverso con la propria squadra di calcio (che nel caso dello scrittore è l'Arsenal) nel duro processo di crescita,anagrafica e interiore.Non è un libro di calcio,ma un libro SUL calcio,su tutta quella vasta gamma emozionale che attanaglia la mente di un tifoso prima,durante e dopo la partita,rendendo quest'ultimo spesso un essere alienato dal pensiero collettivo che giudica 22 giocatori che corrono su un campo verde di cento metri come una cosa troppo stupida per essere seguita con passione.Hornby inverte il canone,andando a compiere un processo interiore alla ricerca delle ragioni più profonde per questo amore sconsiderato ai limiti della psicoanalisi,restituendoci un libro che sembrerebbe quasi una Tavola delle Leggi per il tifoso.Lo scrittore,nell'analisi della sua passione,elabora tutta una serie di concetti e teorie che mirano a far evadere il calcio dal mero campo della semplice speculazione sportiva,per innalzare questa disciplina a livelli filosofici e sociali:come a dire,una volta che l'arbitro fischia tre volte,la vera partita è appena iniziata.
Ed è cosi che Hornby immagina il calcio come una terapia di gruppo basata sul dolore della collettività:il sentimento sportivo è veicolato dalla paura per quello che potrebbe succedere alla nostra squadra,il dolore del singolo,che allo stadio diventa di appartenenza di tutti,è la benzina che ci mette in moto.Ecco perchè seguiamo le partite,contiamo gli anni della nostra vita come fossero stagioni ("Ti ricordi dove siamo andati in vacanza al termine dell' '84-'85?") e ci affezioniamo in maniera spasmodica ad un gruppo di corridori strapagati.E' questa la magia del calcio,e lo scrittore di Maidenhead si rende sacerdote di questo culto.Ma la genailità dell'opera non si limita solo a questo:Hornby spende pagine e pagine per spiegare in maniera più chiara precisa per un "profano" (ovvero uno che con il calcio non ha mai voluto avere niente a che fare) il rapporto indissolubile fra vicende della squadra e vita privata,al punto che,in determinati casi,è difficile dire quale sia in situazione di dipendenza dall'altra ("A volte ti si mischia tutto nel cervello,e non riesci più a capire se la vita è una merda perchè l'Arsenal va male...o il contrario"),o si dilunga nella sua identificazione con gli idoli giovanili,come Charlie George,che rappresentava una delle poche vie di fuga da una personalità piuttosto debole e confusa dalle vicissitudini familiari.Interessanti e molto sentite anche le osservazioni sullo spirito di aggregazione culturale dettato dalle gesta dell'undici biancorosso,capace di far stringere in un abbraccio anche il ricco con l'operaio,o persone sconosciute fra di loro.
Il calcio è quindi osservato con'ottica che,per appartenere ad un tifoso,è fin troppo lucida,e la grandezza e,oso dire,unicità del libro consiste proprio nello "spostamento" concettuale del gioco del pallone,che non si limita più ai 90 minuti settimanali,ma entra prepotentemente nella quotidianità delle nostre vite,fino a condizionarle,ferirle,deviarle:è qui che troviamo il Nick Hornby più schietto dell'intera opera,che ammette che il calcio non sempre è un qualcosa di salubre per la nostra esistenza (o perlomeno bisogna sapere come fare per viverlo al meglio).E,detto da un tifoso pluridecennale,credo che queste considerazioni raggiungano un altissimo livello di purezza.Un libro davvero molto profondo,che accenderà maggiormente la passione dei tifosi,di qualunque squadra essi siano,ma che allo stesso tempo si rende leggibile anche per chi di sport poco se ne interessa.Un libro sulla vita e sul calcio,o,meglio ancora,sulla vita del calcio.
Quando il piccolo Nick incontra per la prima volta i colori dell'Arsenal,non è uno dei momenti più felici della sua esistenza:a undici anni ha appena visto i genitori separarsi,lasciandolo con tutta una serie di dubbi ed incertezze irrisolte.Ogni volta che il ragazzino ha un incontro col padre,si dimostra apatico,poco interessato a qualunque argomento,privo di stimoli ("Pensavo davvero che sarei stato contento di andare in qualunque posto col mio vecchio, tranne in qualsiasi luogo potesse venirgli in mente?).Questo finchè un giorno il genitore decide di portarlo per la prima volta allo stadio,a lui,che il calcio non l'ha mai seguito neanche per radio.E' il 14 settembre 1968,il match in programma è Arsenal-Stoke City:per lo scrittore è amore a prima vista,per una squadra che vinse 1-0 su un rigore respinto (immagine che diverrà il simbolo del tifo targato Hornby).Da quel momento in poi,egli non perderà più una partita dell'Arsenal in casa per i ventiquattro anni successivi.
Febbre a 90' si struttura in tre capitoli,comprendenti l'arco di tempo intercorso fra le varie stagioni:1968-1975,1976-1986 e 1986-1992.All'interno di queste tre parti troviamo tutto un numero di saggi brevi,titolati col nome della partita vista (ma sarebbe meglio dire vissuta) dall'autore,nonostante siano effettivamente pieni di divagazioni sulla crescita di un bambino che,tramite l'identificazione con la squadra,cerca di riempire tutti le lacune affettive e caratteriali che la non facile situazione familiare gli aveva lasciato.
Ma c'è molto di più:l'Arsenal non è semplicemente una seconda mamma,o un surrogato del padre.Gli anni continuano a passare,il ragazzo è adesso un uomo,e in un'esistenza spesso travagliata,i biancorossi diventano il perno e il punto di forza di Nick,che accosta sempre di più le stagioni calcistiche alle "sue":si scopre così un mondo che "finisce a maggio e rinizia ad agosto" (forse la vera dimensione del tifoso),un mondo dove le sfide diventano lotte per la sopravvivenza,per l'Arsenal in campo e per Hornby fuori,e in alcuni casi,addirittura rinnegamento delle proprie radici (memorabile l'aneddoto della sua prima partita contro il Reading:finito,per un errore della madre che gli aveva comprato il biglietto,nel settore dei biancoblu,gli viene chiesto da una coppia da dove venisse;alla sua risposta,Maidenhead,essi lo esortarono a tifare per il Reading,"la vera squadra della tua zona"...);un mondo,insomma,dove bisogna correre e sudare,dimostrare il proprio valore partita dopo partita,giorno dopo giorno,e crederci fino alla fine.
Ma arriva il momento della maturità,e così Nick,compiuti i diciotto anni,crede di potersi liberare da questa passione/fobia che stava iniziando a diventare opprimente (al punto da dire che la vita vera stesse iniziando con l'abbandono del calcio) spostandosi a Cambridge per l'Universià.Questo è il periodo di riflessione maggiore per lo studente,che alla fine,sopraffatto,opta per un compromesso:"E se mi mettessi a seguire il Cambridge?Non ha storia,è quattro serie più in basso dell'Arsenal,quattromila tifosi massimo a partita...Così non è certo un tradimento!"...ovviamente,non ci vorrà molto tempo prima che Nick torni sui suoi passi,e il suo immenso amore torni a riesplodere,toccando il suo culmine nella stagione 1988-1989,quella dello scudetto vinto all'ultima giornata o,meglio,all'ultimo minuto contro il Liverpool.E'il picco,e l'autore capisce che,dopo tanti anni,e dopo aver vissuto tutto così intensamente,è il momento che anche altre cose,come l'avere un lavoro fisso,una bella cosa (dove per bella si intende bella,non vicina allo stadio:è questo il concetto di bella casa per Hornby),magari una donna,siano messe sullo stesso piano di una finale di Charity Shield.Anche noi dobbiamo scendere in campo,e guadagnarci la nostra fortuna.
"La vita non è e non è mai stata una vittoria in casa per 2-0 contro i primi in classifica,con la pancia piena di patatine fritte"
(the dog)
Traduttore Pedrotti F.; Willis L. | Keywords: Febbre a 90'
Nick Hornby
Fever Pitch |
Recensione di: : TheDog |
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Recensione pubblicata da TheDog il 02/12/2010 Ultimo aggiornamento effettuato da TheDog il 05/06/2012 |