Massimo Palanca. Massimo Palanca: O?Rey, l?Imperatore di Catanzaro. Uno dei talenti più virtuosi che l?Italia calcistica abbia mai avuto occasione di vedere su un campo di calcio. ?Piedino 37?, è la nomea che lo ha accompagnato per tutta la carriera; ?tredici gol direttamente da calcio d?angolo?, è l?incomparabile record destinato a rimanere imbattuto per l?eternità: due caratteristiche sicuramente significative, ma niente di più che una piccola parentesi di un repertorio sterminato fatto di finte, controfinte, di fughe sulla sinistra e sulla destra, di gol da tutte le posizioni, di testa, di piede, di destro, di sinistro, da due passi dal portiere, da fuori area, con tiri tesi, in acrobazia, d?astuzia, d?istinto. Scarpe numero trentasette che non lasceranno più orme se non nella memoria di chi ha avuto la fortuna di ammirare, di gustare, di assaporare le sue delizie, le sue prodezze. La sua celebrità non nasce per caso. Il Massimo Palanca che segue è anche l?altro. Quello che si è fatto da solo, quello che ha infiammato grandi folle, quello che ha buttato al vento l?occasione della vita, quello che da un piccolo centro di periferia è arrivato alla ribalta di platee enormi, di scenari infiniti che solo il miracolo calcio può permettersi, può concedersi. Ed in mezzo? altri racconti, altri ricordi: quelli comuni a tanti altri giovani che affrontano la vita con un obiettivo da raggiungere. Qualcuno ci riesce, altri si perdono, altri ancora si sentono appagati dopo i primi passi. Massimo Palanca ha raggiunto ciò che voleva. Fortuna? Anche quella. Ma senza il talento non si va da nessuna parte. Lui ?da quella parte? ci è andato ed ha avuto la forza di tornare indietro indenne, senza perdersi e? per perdersi, sicuramente c?erano tutte le premesse e le condizioni. Questo, e forse qualcosa in più, è ciò che abbiamo cercato di mettere insieme, di ricucire, di raccontare: frammenti di una storia infinita, ancora non finita.